Luglio-Agosto 2021

Firenze Ebraica. Bimestrale toscano di notizie e cultura ebraica.
Autorizzazione del Tribunale di Firenze n. 3628 del 3.11.1987

ISSN 2612-0895 (Ed. cartacea)
ISSN 2784-854X (Ed. digitale)

Direttrice responsabile:
Hulda Brawer Liberanome


Redazione:
Renzo Bandinelli
Wlodek Goldkorn
Paola Jarach Bedarida
Daniela Nencini
Milka Ventura Avanzinelli


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Comunità ebraica di Firenze
Via Luigi Carlo Farini, 4
50121 Firenze
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Impaginazione e stampa:
Nova Arti Grafiche srl – Signa (Firenze)

Indice

Lettera ai lettori Hulda Brawer Liberanome

Festività

Shavu‘ot, mietitura e mattan Torà rav Gadi Piperno
Shavu‘ot e Meghillat Rut Hulda Brawer Liberanome e Daniela Nencini

Cultura ebraica

Libertà e liberazione. L’Esodo come modello politico Lea Campos Boralevi
Firenze, 27 ottobre 1934
rav Riccardo Di Segni
La peste nel ghetto di Venezia (1630-31)
Umberto Fortis
Gli ebrei, l’arte e l’Emancipazione Dora Liscia Bemporad
Il contributo della Brigata Ebraica alla Resistenza rav Crescenzo Efraim Piattelli
La conservazione delle fonti talmudiche grazie alle comunità italiane
a partire dall’XI secolo 
David Rosenthal

Bioetica

Disposizioni anticipate di trattamento (DAT) o Testamento Biologico Rosanna Supino .

Shoà, Genocidi, Resistenza

Eichmann Giorgio Jellici

Israele

Giovani e contestatori Orit Ben-David
Una settimana dedicata al ricordo
Tullio Sonnino
Charedim, politica, Israele e noi David Palterer

Dalle Comunità

Firenze

La Meghillat Ester letta dalle donne Vanessa Prati Da Fano, Debora Sciunnach, Shulamit Fürstenberg Levi
Pietre d’inciampo per i 24 deportati dall’Ospizio Israelitico di Firenze Renzo Bandinelli
Il nuovo sito web di Toscana ebraica Brett Lalonde

La voce dei ragazzi

Shabbat Tetzawwé, Purim Shushan derashà di Annalia Da Fano
Shabbat ha-chodesh derashà di Navè Shafir

Anagrafe

Varie

Firenze, agosto 1943 Lionella Neppi Modona Viterbo
Lettera ai “cugini” con notizie sui nostri antenati Ventura Sandro Servi
Ricette per l’estate Michele Hagen

In Versi

Importante per me; Desideri Alessandro Nocchi

Libri e film

Il peso del corpo recensione di Renzo Bandinelli
Biancaneve nel Novecento recensione di Marinella Mannelli
Il profumo di mio padre recensione di Lionella Neppi Modona Viterbo

Biblioteca: nuove accessioni a cura di L. E. Funaro

Lettere

La mia Firenze Reuven Ravenna

Ricordo di

Susanna Canarutto Nocchi Fiammetta Enriques, Piero Ventura 
Silvana Di Porto Piero Nissim
Giorgio Algranati Tullio Sonnino

Auguri

Lettera ai lettori

 «Shavu’ot è stato l’evento più sbalorditivo e impressionante che il mondo abbia mai conosciuto. Circa tre millenni e mezzo fa ci siamo riuniti come nazione nascente ai piedi del monte Sinai e abbiamo sperimentato la rivelazione divina», scrive rav Ephraim Mirvis, rabbino capo di Gran Bretagna (Pagine ebraiche n. 5, maggio 2021).
Toscana ebraica esce cinque volte all’anno, Shavu‘ot cade fra fine maggio e giugno, fra il numero doppio di Pesach e quello “estivo” di luglio-agosto cioè molto prima o un po’ dopo rispetto alla festa. Nonostante l’inevitabile ritardo, abbiamo pensato quest’anno di dedicare spazio a questa importantissima festività della quale scrive rav Gadi Piperno, sottolineandone il particolare legame con l’agricoltura e le relative attività in Terra di Israele. Lea Campos Boralevi, che esamina i concetti di libertà e di liberazione che hanno interessato e occupato per millenni filosofi, studiosi e poeti, non trascura la libertà e la liberazione delle dodici tribù di Israele dalla schiavitù egiziana, ma anche il fatto che questi ex schiavi si sono dati una legge che fra l’altro prevede una netta separazione fra religione e potere politico. Dora Liscia Bemporad, che scrive su “Gli ebrei, l’arte e l’Emancipazione”, parla, fra l’altro, dell’eventuale influenza che ha avuto sugli artisti ebrei la proibizione biblica – direttamente collegata alla Torà ricevuta a Shavu‘ot – di riprodurre una immagine. Numerosi pittori ebrei dell’Ottocento non si sentivano limitati da questa proibizione, mentre la scultura è entrata a far parte del mondo degli artisti ebrei solo nel 1900.
Pubblichiamo alcuni articoli che si riferiscono a eventi del passato collegati in modo diverso alla storia del nostro popolo. Rav Riccardo Di Segni scrive della sofferta e contrastante reazione dei membri della Comunità fiorentina quando il 27 ottobre del 1934, giorno del dodicesimo anniversario della cosiddetta “marcia fascista su Roma”, a Firenze vollero ricordare i trentasette fascisti caduti per sostenere la causa del fascismo prima che si fosse definitivamente affermato, fra i quali c’era anche un ebreo, Gino Bolaffi. Oggi viviamo e ci preoccupiamo del Covid-19 ma Umberto Fortis ci ricorda la situazione, ben più difficile, durante la tragica peste del 1630-31 nel ghetto di Venezia e il comportamento della comunità ebraica, che si era data regole severe che, per un certo periodo di tempo, avevano evitato che ci fossero malati all’interno, cosa che aveva stupito i veneziani. Tuttavia poi, a causa di chi aveva infranto le regole, anche nel ghetto, diviso fra tre comunità, ci furono morti. Il problema della divisione fra gruppi diversi di ebrei non è certo un fenomeno nuovo e la Bibbia ne è già testimone autorevole.
Giorgio Jellici ci parla di Eichmann, un gerarca nazista, non un uomo “qualsiasi” fra i fedelissimi di Hitler, che ha partecipato alla famigerata riunione del 22 gennaio 1942 tenuta a Wannsee nelle vicinanze di Berlino, durante la quale è stata decisa in una scarsa mezz’ora la “soluzione finale” per il nostro popolo. Pochi mesi dopo l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica e i suoi territori baltici e polacchi, i gerarchi nazisti si trovavano con “il problema” di come massacrare milioni di ebrei che da secoli vi abitavano. La “soluzione” si trovava nei Campi di morte, Auschwitz e Birkenau per primi. Eichmann fu catturato e condannato a morte dallo Stato ebraico e questo ha un profondo significato spirituale e storico – ma a che terribile prezzo! Lo ricorda anche Renzo Bandinelli, che scrive della posa delle 24 Pietre di inciampo con i nomi degli altrettanti ospiti della Casa di riposo ebraica di Firenze, deportati dai nazifascisti il 25 maggio 1944. Il sindaco Dario Nardella parlando dell’importanza della memoria, ha ricordato l’indifferenza dimostrata allora da numerosi cittadini, sperando che mai una tale reazione si ripeta, mentre il presidente della Comunità fiorentina Enrico Fink sottolineava il forte legame della Comunità stessa con la città, come testimoniano anche le Pietre di inciampo appena poste.

Tullio Sonnino nel suo articolo sulla situazione post elezioni in Israele cita un bellissimo scritto del grande scrittore israeliano David Grossman; due padri di figli caduti in giovane età, ambedue sostenitori autorevoli di una ricerca seria per la soluzione del conflitto con i palestinesi, ambedue contrari alla politica di Netanyahu e agli insediamenti. Orit Ben-David, antropologa, descrive una delle manifestazioni a Gerusalemme contro Netanyahu alle quali ha partecipato, e chi erano i contestatori, spesso, come Grossman, persone che credono in un futuro per lo Stato diverso rispetto a quello evocato da Netanyahu e i suoi sostenitori. David Palterer cerca di darci un quadro più completo dell’attuale situazione israeliana, certamente assai complessa anche all’interno dello Stato, vedi fra i numerosi esempi anche i festeggiamenti, dall’esito tragico, di Lag Ba‘omer a Meron in Galilea.
Preoccupante la svolta che in maggio, proprio mentre stiamo andando in stampa, ha preso il conflitto israelo-palestinese. Migliaia di missili lanciati da Gaza per colpire le città israeliane, che le sofisticate difese israeliane sono riuscite a bloccare solo in parte, dimostrano una nuova forse inaspettata capacità militare e organizzativa di Hamas, aiutato direttamente dall’Iran e indirettamente dalla Cina. Molto contestate da una parte consistente degli ebrei israeliani e da quelli al di fuori di Israele, da importanti Stati amici dichiarati, per non parlare dei partiti politici e degli amici vicini a Israele, sono state alcune inopportune decisioni adottate – proprio in concomitanza del Ramadan – dal governo israeliano, che in quel periodo avrebbe dovuto prendere solo decisioni di carattere amministrativo o di particolare urgenza, in attesa di sciogliersi non appena si fosse costituito un nuovo governo in grado di godere dell’appoggio della maggioranza della nuova Knesset uscita dalle ultime elezioni che, come le tre precedenti, hanno spaccato l’elettorato quasi a metà, fra pro e contro Netanyahu. Era davvero opportuno o necessario limitare l’ingresso al Monte del Tempio (Har ha-Bayit), o Spianata delle Moschee, proprio nel periodo del Ramadan e favorire così una situazione di crescente tensione fra i palestinesi e le autorità israeliane per alcune abitazioni nel quartiere ex arabo di Sheikh Jarrah a nord di Gerusalemme, rifacendosi ad una legge del 1950? O permettere festeggiamenti per Gerusalemme ebraica unita (Yom Yerushalaim) anche nei quartieri arabi di Gerusalemme? È stato un calcolo cinico di Netanyahu per cercare di evitare i processi contro di lui, come sostengono i suoi avversari israeliani e non?
Spesso poco informata e con convinzioni radicali, la maggior parte delle volte prive di alcun serio collegamento con gli eventi di cui parla, è la reazione di una buona parte della opinione pubblica italiana, compresi talvolta i commentatori che parlano su mezzi di comunicazione anche ufficiali, su giornali autorevoli, ma soprattutto le reazioni di chi usa i cosiddetti social. Si parla molto dei civili palestinesi morti ma non si precisa che molti dei lanciamissili sono piazzati proprio nei centri più popolati di Gaza – un’intenzione propagandistica cinica di Hamas che ha dato i suoi frutti. Pochissimi parlano della minaccia costante dell’Iran per la stessa esistenza della “entità sionista”, e che lavora da anni con importanti aiuti esterni per avere armamenti atomici. Strano che persone che si presentano come “vera sinistra” si identifichino – indirettamente, forse anche ignorandone la natura – con la politica di una dittatura teocratica certamente non laica e di sinistra. Chi parla del diritto di Israele a difendersi – ebrei, amici e non – ha anche pensato cosa ciò potrebbe significare: un tentativo di soluzione del conflitto israelo-palestinese, che significa due Stati; uno Stato “federale”; una semi-guerra a lunghissima scadenza e poi vedremo che succede?
La questione è complessa e fortemente inserita in una situazione di rivalità globale fra le grandi e le medie potenze. Stupisce e dispiace tanta reazione convinta e aprioristica contro Israele.
Si tratta sempre e comunque di una forma di antisemitismo, come sostengono non pochi anche nelle nostre comunità? Credo che anche questa sia una realtà che va considerata e esaminata nella sua complessità e urgenza.

Buona lettura

Hulda Brawer Liberanome

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