I giorni più belli 

Prima insegnante e poi per un trentennio dirigente alla Regione Toscana, impegnato in vari settori, dalla Sanità al Turismo, il settantenne Giancarlo Melosi ha ora pubblicato il suo primo libro I giorni più belli, un romanzo storico di quasi 500 pagine con un sottotitolo molto pertinente: La straordinaria epopea di una famiglia ebraica sopravvissuta alla Storia. Infatti questa famiglia, riuscendo a fuggire dal ghetto romano, come ben sappiamo, si è spostata da prima a Pitigliano, dove fu protetta dai nobili Orsini, quindi a Livorno e da lì a Firenze ed in altre comunità, fino a Torino, a volte trasformando in Disegni l’originario cognome Di Segni, che ne indica la provenienza dall’antica cittadina laziale sulle colline vicino a Roma.  

Ci sorprende non tanto la precisa descrizione degli avvenimenti storici relativi al secolo studiato, il 1500, con il Sacco di Roma seguito dalla grave pestilenza e l’istituzione del ghetto, ma l’approfondita conoscenza dei principi fondamentali dell’ebraismo, delle preghiere e delle varie usanze familiari.
Michael Di Segni, il protagonista del romanzo, è un giovane ropheoumann, come venivano chiamati i medici ebrei che potevano esercitare la loro arte solo con i correligionari, quasi tutti già abitanti nel quartiere della Giudecca, lungo il fiume, che diverrà il futuro ghetto; essi erano  obbligati ad osservare molte regole che limitavano la loro libertà, ma papa Leone X Medici, della  ben nota famiglia fiorentina, si faceva curare da medici ebrei, come pure i suoi predecessori, e il potente conte Agostino Chigi, dei banchieri senesi favolosamente ricchi, colpito dalla mortale febbre terzana, volle prendere a suo servizio questo giovane “dottore” che gestiva una piccola erboristeria ed aveva già raggiunto una certa nomea. Infatti Michael, obbligato a vivere in Villa Chigi, riuscì a tenere in vita il conte, da poco vedovo, fino alla grande festa programmata per il primo anniversario delle sue successive nozze con la bellissima amante veneziana che gli aveva già dato quattro figli e ne attendeva un altro.

Da questa stretta convivenza con il giovane ebreo nacque una vera amicizia e il conte volle fargli vedere i libri proibiti che teneva nascosti, regalandogli una preziosa copia del Talmud, e farlo anche assistere alla stesura del suo testamento. Ma, non appena rimasta vedova, la contessa, con la scusa del prossimo parto e dei viaggi alla tenuta di Castel Giuliano vicino a Bracciano, ed esercitando la sua prima arte, riuscì a sedurre il disgraziato Michael che aspirava solo a tornare dalla sua Ruth. La giovane moglie, trasformatasi in una bravissima pescivendola, uno dei mestieri concessi, per mantenere la loro piccola Ariela, sa comprenderlo.

Nei successivi capitoli l’autore ripercorre tutti gli avvenimenti storici che travolgono la famiglia Di Segni e in particolare Michael che riesce a salvarsi dalle angherie dei giovani Chigi che lo volevano  condannato a morte. Ma anche la moglie è perseguitata da un giovane dei nobili Spada e quindi i Di Segni, che dopo la pestilenza erano rimasti soli con una nipotina, fuggono da Roma grazie all’aiuto ricevuto dai pochi conoscenti non ebrei, i pescivendoli colleghi di Ruth, ed in particolare dal fattore di Castel Giuliano che li nasconde dopo la fuga dal ghetto, e che, con il dono di un favo di api, ha dato loro il mezzo per  iniziare un nuovo lavoro.

Abbonati a Toscana ebraica

LEGGI TUTTO IL GIORNALE IN DIGITALE A SOLI 30€ L' ANNO