La farfalla gialla della bambina di Terezín

L’idea di creare un monumento ispirato alle parole di Liliana Segre e dedicato alla farfalla gialla della “bambina di Terezín” è nata dal sottoscritto, titolare da quasi un decennio della cattedra di Arte presso l’Istituto comprensivo di Gambassi Terme e Montaione, in provincia di Firenze, diretto da Maria Antonia Lai e intitolato a Giovanni Gonnelli, celebre scultore non vedente del XVII sec., noto come il Cieco di Gambassi. L’attenzione alla diversità intesa come una ricchezza è dunque nel DNA della scuola nella quale ha preso corpo questa idea. Ho pensato che fosse necessario materializzare questa figura così poetica e struggente, desiderando che divenisse l’emblema del mio Istituto e potesse essere visto da tutta la comunità, da tutti i cittadini, divenendo parte del tessuto urbano, sorgendo dal selciato a un incrocio di strade, sulle colline della campagna fiorentina. La sagoma della farfalla verrà tagliata nel ferro, ma la sua parvenza sarà delicata; e come l’animula vagula blandula dell’imperatore Adriano, sarà la rappresentazione di una piccola anima, libera ed eterna. E mostrerà la via a studenti, cittadini e viandanti. Il bozzetto della farfalla è stato disegnato da Sofia Fioravanti, giovanissima e brillante allieva di prima media; ed è il frutto di un fervido ed entusiasmante lavoro svolto in comune con tutti i suoi compagni di classe, nell’autunno-inverno del 2020. I tratti curvilinei, morbidi e naturalmente infantili del disegno della “bambina di Terezín”, che ha incarnato la fonte di ispirazione costante per tutti i ragazzi, sono stati scissi e frammentati sui tavoli da lavoro. La sagoma diafana e quasi impalpabile del lepidottero, così simile in natura a una piccola foglia sollevata e sospinta dal vento, è stata portata all’estremo negli esperimenti grafici degli studenti; sino a divenire una trina stilizzata giallo di cadmio evocante linee zoomorfe dagli echi art nouveau. I giovani progettisti si sono dovuti confrontare con la necessità di tenere conto di aspetti molto pratici, come il considerare la creazione di una forma che non opponesse eccessiva resistenza al vento, una volta realizzata in acciaio e innalzata verso l’alto dal sottile basamento in ferro. Nel processo di elaborazione dei bozzetti sono confluite le più varie e disparate influenze, molte delle quali afferenti all’immaginario di ogni ragazzo, universi pop, modellati dalla serialità televisiva, i fumetti, il cinema d’animazione e i videogames. Ovviamente ho dovuto correggere gli eccessi e sfrondare le superfetazioni, invitando i giovani ad un’austera e potente semplicità. Nei primi disegni ex tempore del basamento, i ragazzi sono stati invitati a sperimentare l’inserimento di elementi e simboli appena accennati, quasi subliminali, che alludessero in maniera non retorica alla cultura ebraica; per esempio, in questo senso si è ipotizzato un pilastrino metallico che in sezione fosse una stella di David intera o un frammento di essa. Oppure è emersa, sempre dal laboratorio, l’idea di un sostegno composto da una longarina in ferro che, nella sua scabra e solida struttura e nella sua superficie via via sempre più ossidata, ricordasse con forza e chiarezza la forma dei binari ferroviari sui quali viaggiavano i convogli della deportazione e della morte. Ed è proprio in cima a questo sinistro piedistallo che come in un processo di trasformazione alchemica, la tenebra della materia impura e mortifera si muta nell’oro della farfalla gialla, che pare catturare la luce del sole, il tepore primaverile, il profumo dei campi in fiore; forma che pare magicamente librata su una brezza gentile e leggera, che la porta in alto, al di là dei cupi treni piombati, oltre i fili spinati ritorti e acuminati, verso una libertà dell’anima. Il groviglio di fili spinati, simbolo di quegli ignei inferni degni di un Bosch che furono le trincee della Grande Guerra, e che nel secondo conflitto diviene l’emblema del lucido delirio nazista che sognava di edificare un lugubre impero concentrazionario vasto come l’Europa, si è rivelata l’immagine perfetta per decorare la base della scultura. Lo studente Abraham Pucci, lavorando di concerto con i compagni, ha realizzato il bozzetto più icastico che poi è stato tradotto nel suo negativo e intagliato a laser nell’acciaio cor-ten di cui è composto il grande e sottile ovale che funge da base al monumento intitolato alla Bambina di Terezín. Tutto questo lavoro sarebbe stato confinato nel novero delle idee rimaste allo stadio potenziale, in una sorta di regno iperuranio puramente teorico, se non fosse stato per la passione civile di un genitore, che ha voluto con forza coinvolgere la ditta presso la quale lavora, la Toscana Lamiere Industrie Spadi Barberino Val d’Elsa, in provincia di Firenze, nella fase realizzativa del monumento. 

Gli operai di tale ditta e l’ufficio tecnico del Comune di Gambassi, su sollecitazione della Vicesindaca e assessore presso il Comune toscano, con ammirevole sensibilità e generosità, hanno colto pienamente l’urgenza di tale opera, la sua carica simbolica e il bisogno che le idee dei ragazzi prendessero corpo in maniera solida e non effimera. E così è stata forgiata nel ferro e nell’acciaio la farfalla che si libra al di sopra dei fili spinati. Poi la figura colta nel suo immobile volo, è stata sabbiata, protetta dalla ruggine e verniciata di un fiammante giallo cadmio. Tutta la grande e leggera struttura della farfalla, ali e corpo, è stata avvitata al pilastro di supporto in maniera da poterla periodicamente smontare, riverniciare e rimontare. Nell’ancorare al suolo la struttura in maniera ottimale, un ruolo importante lo hanno svolto i consigli tecnici dell’architetto Giacomo Gori, all’epoca docente di Tecnologia nell’istituto, che ha fatto leva sulla sua perizia di studioso, progettista di imbarcazioni ed esperto di nautica, per far porre grande attenzione alla statica del monumento in relazione ai venti; quasi che il pilastro sottile che issa la farfalla fosse una sorta di robusto albero maestro. Tutto questo processo di “nascita” che si è svolto in enormi ambienti corruschi e rumorosi, simili alla fucina di Vulcano, ha rispettato in pieno lo spirito poetico, forte e delicato del piccolo disegno della “bambina di Terezín” evocato da Liliana Segre, da cui tutto ha preso origine. Nei tristi mesi di pandemia, la farfalla ha avuto una inaugurazione simbolica, in un ventoso e assolato pomeriggio dei primi di luglio 2021; grazie all’amministrazione comunale di Gambassi Terme, sempre presente in ogni passaggio e senza la quale non sarebbe stato possibile realizzare questo sogno. La farfalla accoglie ogni mattina una moltitudine variegata di genitori, bambini, ragazzi e insegnanti che entrano a scuola. Ed è bello e rasserenante vedere la farfalla che pare un paio di gialle mani, aperte e con il palmo rivolto verso l’alto, essere attorniata nel cortile di pietra, durante le ricreazioni, da tanti ragazzi che si rincorrono, giocano con palline di carta e aeroplanini, mangiano la merenda, o semplicemente si godono l’aria fresca e il largo cielo sopra di loro. In tal modo, almeno idealmente, la bambina di Terezín, autrice di quel piccolo disegno da cui tutto è originato, è presenza viva. È qui ed ora. 

L’8 maggio 2023 è avvenuta l’inaugurazione ufficiale dell’opera con una semplice e toccante cerimonia alla quale erano presenti tutti gli studenti e professori della scuola, che si sono stretti attorno alla farfalla in un ideale abbraccio collettivo. La cerimonia è stata preceduta da una serie di interventi di docenti universitari e rappresentanti delle Comunità ebraiche di Firenze e di Pisa sul tema dell’importanza sempre crescente di introdurre la cultura ebraica nei programmi scolastici, al fine di contrastare l’antisemitismo, che pone le proprie basi sull’ignoranza.

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