recensione di Tullio Sonnino
Il primo pensiero che mi è venuto leggendo questo libro è stato che andrebbe tradotto in molte lingue, ed in particolare in ebraico.
Come Anna Foa scrive nella prefazione, lei stessa si è trovata nella situazione che il suo interlocutore, egli pure ebreo, nulla sapesse degli ebrei in Italia. Ad maiora, io che da più di sessant’anni vivo in Israele posso testimoniare che molto poco sanno gli israeliani della storia degli ebrei in Italia, non solo persone istruite, ma perfino religiosi o rabbini.
E forse non sarebbe male se questo libro lo leggessero gli ebrei che vivono in Italia, per rendersi conto della storia di duemila anni e non dedicarsi solo alla recente tragica storia della Shoà.
In undici densi capitoli, una prefazione ed una postfazione, l’autrice, storica di professione all’Università di Roma La Sapienza, racconta in un linguaggio pacato, dalle origini – quando, già prima della distruzione del Tempio di Gerusalemme, viveva a Roma una comunità di ebrei provenienti dalla Giudea – fino agli ultimi eventi negli anni dopo la Seconda guerra mondiale.
Una caratteristica specifica dell’ebraismo italiano è, come scrive la stessa Foa, «di non aver scelto in campo religioso la strada della trasformazione radicale […] né riforma […] né ultraortodossia». Storicamente il rabbinato italiano era ortodosso ma autonomo nelle sue interpretazioni.
Senza entrare in particolari, secondo i diversi periodi storici ben dettagliati, si può dire che il filo conduttore di questa storia sia la continua presenza di ebrei in varie parti dell’Italia, con un alternarsi di successi economici e culturali, persecuzioni ed espulsioni, ma mai una totale cacciata come dalla Spagna nel 1492 e poi dal Portogallo. Foa scrive nella prefazione: gli ebrei in Italia non si distinguevano dagli altri italiani, parlavano la stessa lingua e vestivano gli stessi abiti, in diversi periodi storici erano partecipanti attivi della vita e cultura italiana.
Per dare un esempio, nel Rinascimento Pico della Mirandola, il più vicino a Lorenzo dei Medici, si faceva tradurre i testi classici ebraici che poi lui inseriva nelle sue famose Novecento tesi (Conclusiones philosophicae, cabalisticae et theologicae) che raccoglievano la cultura classica greca, romana ed ebraica.
Per non parlare della partecipazione ideologica e materiale degli ebrei italiani al Risorgimento. La partecipazione di ebrei alla vita militare in Italia non ha pari in nessun altro Paese.
Naturalmente i rapporti tra la Chiesa e gli ebrei sono la chiave per capire cosa è successo agli ebrei in Italia, non solo a Roma e nello Stato Pontificio, ma in tutti gli altri Stati che nelle varie epoche costituivano l’entità geografica che è l’Italia.
Le numerose citazioni ne fanno un testo per chi volesse approfondire argomenti particolari, di diversi periodi storici e luoghi.
Il libro è stato stampato nell’ottobre 2022, e l’autrice ha sentito il bisogno di completarlo con una postfazione. Molto amara: molte cose erano già cambiate, anche la situazione degli ebrei in Italia, nel mondo e in Israele.
Tutto è molto fluido, non è chiaro cosa potrà svilupparsi, né dove si andrà a finire.